Le catacombe dei Ss. Marcellino e Pietro, aperte al pubblico nel 2014 dopo lavori di messa in sicurezza e di restauro molto complessi, formano oggi, insieme alsoprastante mausoleo di Elena, un polo monumentale unico, la cui visita costituisce un’esperienza straordinaria di full immersion nella Roma tardo-antica. Come avvenne per tutte le principali catacombe romane, anche ad duas lauros l’uso funerario del sottosuolo da parte della comunità cristiana partí da piú ipogei autonomi, serviti ciascuno da scala d’accesso, che nel tempo si espansero, sino a fondersi fra loro, per formare uno dei piú estesi cimiteri sotterranei del suburbio romano. L’avvio del processo si inquadra al tempo della cosiddetta «piccola pace della Chiesa», nella seconda metà del III secolo, quando, sotto il principato di Gallieno (260-268) e per quasi un cinquantennio, i rapporti tra le autorità civili e la comunità cristiana registrarono un miglioramento. In questo nuovo clima la comunità cristiana poté insediare un sepolcreto ipogeo in prossimità della necropoli di superficie degli equites singulares Augusti, corpo di cavalleria emblema dell’autorità imperiale.
L’insediamento funerario cristiano si sviluppò secondo i criteri già messi in atto negli altri cimiteri del suburbio, quali S. Callisto, Domitilla e Priscilla: si scavarono lunghe gallerie (cryptae), nelle cui pareti si ricavarono tombe a loculo (loci, loculi), talvolta sormontate da un arco, dette perciò arcosoli (arcosolia, arcisolia). I loculi venivano chiusi con lastre in marmo o in laterizio, fissate con malta, su cui veniva inciso il nome del defunto. Ad duas lauros, lungo le gallerie, si aprono frequentemente cubicoli (cubicula), riservati a famiglie o associazioni, riccamente decorati da affreschi. Al lavoro di scavo del cimitero provvedeva la potente categoria dei fossori (fossores, laborantes), che presentava al suo interno una notevole organizzazione specialistica. Talvolta sono state riutilizzate cavità già esistenti, quali cunicoli idraulici e cave di pozzolana.
Biglietto intero € 15,00 Biglietto Catacombe € 10.00 + Biglietto Mausoleo di Sant’Elena €3,00 + Diritti di prenotazione € 2,00)
Biglietto ridotto € 12,00 (Biglietto Catacombe € 7.00 +Biglietto Mausoleo di Sant’Elena €3,00 + Diritti di prenotazione € 2,00)
Biglietto gratuito
Lingue disponibili per le visite guidate: Italiano, Inglese
Per altri orari e giorni disponibili scrivere a info@omniavaticanrome.org
SS MARCELLINO E PIETRO E MAUSOLEO DI S.ELENA
Indirizzo: Via Casilina, 641
Il nostro impegno è offrire a pellegrini e visitatori, attraverso le catacombe, una esperienza di comunione con le testimonianze delle prime comunità cristiane, che raccontano e illustrano, in maniera quanto mai suggestiva, le radici della fede e l’orizzonte della speranza cristiana.
Mons. Pasquale Iacobone
Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Un ambiente di particolare rilievo è la cripta dei Santi Marcellino e Pietro, monumentalizzata prima da papa Damaso (366-384) e poi, nel VI secolo, trasformata in una vera e propria Basilica ipogea meta di numerosi pellegrinaggi.
Poco distante dalla cripta, si colloca un cubicolo sulla cui volta si vede un affresco della fine del IV secolo, in cui sono rappresentati i martiri della catacomba al cospetto di Cristo in trono tra i santi Pietro e Paolo.
Tra gli affreschi recentemente restaurati si possono visitare una serie di ambienti con le singolari scene di banchetto da riferire a rituali funerari sia reali che simbolici. Completa la visita l’allestimento museale ospitato negli ambienti del Mausoleo di S. Elena, che raccoglie e illustra le testimonianze funerarie che si sono succedute nei secoli presso quest’area.
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Tra il 315 e il 326 d.C., inaugurando la progressiva e programmatica cristianizzazione del suburbio, Costantino fece erigere una basilica funeraria a deambulatorio continuo, dedicata ai martiri Marcellino e Pietro, sopra la catacomba che ne custodiva i resti al III miglio dell’antica via Labicana (attuale Casilina), nella località ad (o inter) duas lauros, all’interno del possedimento imperiale noto come fundus Laurentus (o Lauretum) e già luogo di sepolcreti lungo l’antica consolare. Alla basilica era collegato – tramite un atrio rettangolare – un grande mausoleo dinastico, nel quale, intorno al 329 d.C., l’imperatore fece seppellire la madre Elena, all’interno di un grande sarcofago di porfido rosso (oggi conservato ai Musei Vaticani nel Museo Pio Clementino.
Il mausoleo era realizzato in opera laterizia (diametro interno 20,18 m, diametro esterno 27,74 m, altezza conservata 25,42 m), con un basamento cilindrico sovrastato da un alto tamburo e coperto originariamente da una cupola; il crollo di parte della volta ha lasciato in luce ancora oggi due ordini di anfore olearie betiche Dressel 20, dette anche pignatte (da cui il nome del quartiere moderno), inserite nel conglomerato cementizio forse per alleggerirne il peso o agevolarne la solidificazione. In età medievale, dopo il trasferimento del corpo di Elena in S. Maria in Aracoeli (sotto papa Innocenzo II,1130-1143), e del sarcofago nel portico del Laterano per la tumulazione di papa Anastasio IV (1153-1154), iniziò il lungo declino della struttura, oggetto nei secoli di ripetute spoliazioni delle ricche decorazioni interne e di un progressivo degrado, a cui nemmeno alcuni interventi eseguiti nel 1836 da parte di Giuseppe Valadier riuscirono a far fronte.
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A partire dal 1993, dunque, l’allora Soprintendenza Archeologica di Roma avviò un esteso programma di scavo, recupero, restauro e valorizzazione del mausoleo e dell’area circostante, stilando nel contempo con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra un’importante convenzione (rinnovata nel maggio 2019) per le attività di risanamento, l’allestimento di un Antiquarium – all’interno della chiesetta e canonica edificate in età moderna nel perimetro della rotonda – e la gestione dell’intero complesso. I lavori, condotti da un team di esperti multidisciplinare (progetto museale e restauri: Maria Grazia Filetici, Elio Paparatti; tutela e direzione archeologica: Laura Vendittelli, Anna Buccellato; direzione scientifica per la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: Fabrizio Bisconti, Raffaella Giuliani), hanno puntato al ripristino della sicurezza strutturale e conservativa degli antichi apparati, rendendo percepibili le trasformazioni del monumento nel corso dei secoli.